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Economia, pressing internazionale su Renzi. Ue e Moody's: fate le riforme...ma quelle economiche, no quelle del Senato.

C’è l’Ocse che la vede rosa pallido pallido, con una leggerissima crescita dello 0,1%. C’è Moody’s che la vede grigia e pronostica per l’Italia nel 20’14 un prodotto interno lordo in calo dello 0,1%. In mezzo c’è il premier Matteo Renzi, che tornato a Roma per lavorare anche a mezzo agosto e dintorni e in attesa di incontrare, il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, si trova ad affrontare l’emergenza economia pressato anche dall’Unione europea e in particolare dalla Commissione di Bruxelles. Che ieri, dopo avere analizzato i contenuti dell’intervista rilasciata dal presidente del consiglio al quotidiano Financial Times, ha lasciato a un portavoce il compito di commentare le parole di Renzi «L’attuazione delle riforme strutturali è una questione che riguarda lo Stato italiano», ha riconosciuto Michael Jennings. Il portavoce ha comunque ricordato che l’Italia «ha già assunto questo impegno» e ha aggiunto che «le riforme strutturali, attuate in modo efficace, creano le condizioni per la crescita e per l’occupazione». Una risposta secca al premier, che alle osservazioni presidente della Bce Mario Draghi, sulla necessità di accelerare le riforme, aveva replicato con durezza.  «Sulle riforme decido io, non la Troika né la Bce,», aveva fatto sapere Renzi. «Farò io le riforme perché l’Italia non ha bisogno di qualcuno che le spieghi cosa fare». Il premier si era detto d’accordo con Draghi «quando afferma che le riforme vanno fatte, ma come farle lo decideremo noi. E non supereremo il limite del 3% nel rapporto tra deficit e pil perché è una questione di credibilità e di reputazione per l’Italia, anche se altri dovessero superare tale soglia», aveva assicurato. In ogni caso, Renzi ha riconosciuto che sono le misure per rilanciare l’economia il vero banco di prove dell’azione di governo. E così la pensano anche gli analisti di Moody’s investors service, che non a caso temono conseguenze negative per la ripresa italiana se l’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze non riuscirà a superare gli ostacoli politici che lo separano dagli ambiti traguardi

I timori di Moody’s nel giudizio sull’Italia

La crescita più debole del previsto «complica il passaggio e la realizzazione dell’agenda di riforme strutturali del governo Renzi», ha sentenziato l’agenzia di rating nel prevedere un calo del pil pari allo 0,1% nel 2014 contro il +0,5% previsto dal governo. «La lentezza nel procedere sulla strade delle riforme suggerisce che la popolarità del governo non si è ancora tradotta in spinta politica» a favore di un insieme di riforme più ampio».A dimostrazione della tesi, Moody’s ha preso il caso di Carlo Cottarelli, il commissario straordinario per la spending review che, con le sue ventilate dimissioni ha rivelato «le difficoltà dell’Italia nel rendere permanenti le riduzioni di spesa di fronte alla pressione politica».

La sponda di Alfano e Brunetta

Certo è che ieri, a mezzo stampa e anche attraverso dichiarazioni verbali, sia il ministro dell’Interno. Angelino Alfano, sia il capogruppo di Forza Italia alla camera, Renato Brunetta, hanno cercato di spronare l’esecutivo a prendere decisioni coraggiose per sbloccare il mercato del lavoro con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori già con il decreto sblocca Italia e quindi entro agosto: « «Noi suggeriamo al governo tre mosse in tre mesi: dare un segnale di forte semplificazione delle regole con l’abolizione dell’articolo 18 entro la fine di agosto: pagare quindici miliardi di debiti della pubblica amministrazione entro settembre; la delega fiscale, che per noi significa centralità della famiglia, semplificazione, possibilità per gli imprenditori, come già avviene con l’Iva, di pagare le tasse non quando fatturano ma solo quando incassano», ha detto Alfano. Brunetta ha offerto a Renzi il sostegno di Fi quando, a proposito del verdetto negativo di Moody’s, ha dichiarato: “Ci si mette pure Moody’s. Sembra l’estate del 2011. Ma noi non ci comporteremo come la sinistra», ha osservato nel ricordare la tempesta che nell’estate di tre anni orsono gettò le premesse per la caduta del governo Berlusconi». (Milano Finanze.it)

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