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Matteo Renzi teme la manovra economica. Servono 20 miliardi. Gli spot sono finiti...adesso servono fatti.

Pericolo manovra e i dolori del giovane Renzi. Sotto l’apparente ottimismo, sfoggiato pubblicamente fino a due giorni fa in conferenza stampa, si nasconde la preoccupazione dovuta alla crescita che non riparte. A spaventare il premier, adesso, non sono infatti i numeri del Senato, bensì quelli del bilancio dello Stato. In autunno i conti potrebbero non quadrare a tal punto che bisognerà reperire oltre 20 miliardi per realizzare i provvedimenti già approvati. È questo l’avvertimento che viene lanciato a Renzi, non solo da ambienti del Pd ma anche dai tecnici del dicastero dell’Economia. L’esperto di economia, Stefano Fassina, ad esempio, considera insostenibile un intervento del genere “perché ad essere colpite sarebbero solamente le famiglie”.

In fondo, poco più di un mese fa, nelle fatidiche raccomandazioni Ue, anche se non veniva citato il termine “manovra” si leggeva che l’Italia avrebbe dovuto fare un “ulteriore sforzo” e che sarebbe servito più tempo, rispetto a quello previsto dal Documento di economia e finanza, per il pareggio dei conti. E infatti la data segnata in rosso sul calendario di Palazzo Chigi è il 20 settembre, giorno in cui scadono i termini per l’approvazione del Def. Fino a quel momento, il ritornello “ulteriore sforzo” risuonerà nelle orecchie del premier che ha già annunciato di restare per tutto il mese di agosto a Palazzo Chigi a “lavorare sulla macchina” per dare all’Italia “una spinta immediata”.

Il premier sa che all’appello mancano i dieci miliardi necessari per trasformare gli 80 euro in misura strutturale e, per esempio, altri cinque per estendere il bonus ai pensionati e alle famiglie meno abbienti, come promesso. Per non parlare di cinque miliardi per rifinanziare la cassa integrazione in deroga. In più le cifre del prodotto interno lordo non sono incoraggianti come del resto quelle della produzione industriale. E a mettere l’accento su questo è l’Economist che scrive: “Il capo del governo di Roma e’ al centro di una domanda persistente: può davvero salvare l’Italia? Finora il suo risultato più importante e’ stato lo sgravio fiscale a favore dei redditi bassi. Tuttavia restano dei dubbi sulle sue possibilità di successo sul fronte delle riforme”. Repubblica.it

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