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Renzi: ben 9 mesi di fallimenti !!! Sei d'accordo ? Lotto terno boom gratis

 “Abbondano i ministri delle riforme, ma scarseggiano i risultati. O il Pd riesce a realizzare le riforme, o saremo spazzati via e tutti ci addebiteranno la colpa del fallimento”. Renzi è duro con il governo di Enrico Letta, che per la prima volta decide di replicare. E dopo le 22, premier e segretario del Pd si incontrano per due ore a cena. Un faccia a faccia non previsto: premier e segretario Pd hanno spaziato da Impegno 2014 alle riforme.

Secondo l’Agi, l’incontro è stato preceduto da una telefonata. Le distanze al momento restano. Il premier, riferiscono fonti parlamentari vicine a lui, avrebbe avvertito il segretario del Pd sui rischi del modello spagnolo, ma soprattutto sulle conseguenze che potrebbero arrivare qualora Matteo Renzi decidesse di chiudere un’intesa solo con Forza Italia.
Letta, stando sempre alle stesse fonti parlamentari, nel tardo pomeriggio avrebbe avvisato il segretario del Pd sulla eventualità che un incontro con Berlusconi si trasformi in una sorta di trappola: Berlusconi potrebbe approfittare delle divisioni interne al Pd e pensare di andare al voto a maggio con l’election day proprio con il proporzionale. Nei prossimi giorni i due torneranno a vedersi.

La giornata. Matteo Renzi alla direzione nazionale del partito esordisce con un attacco all’operato del governo. Ma Letta si difende e loda il segretario per il suo coraggio. “Il popolo delle primarie – afferma l’ex rottamatore nella sua relazione che verrà alla fine approvata, nessun voto contrario e 35 astenuti tra cui Cuperlo- ha detto che crede al Pd, e alla speranza che esprime contro la delusione della politica”. Ma “se guardiamo a questi 10 mesi – aggiunge – ci troviamo di fronte a un elenco di fallimenti: non siamo riusciti a fare la legge elettorale e non abbiamo fatto le riforme. Dobbiamo portare a casa dei risultati, altrimenti andiamo di qui ai prossimi 4 mesi incontro a una devastante campagna elettorale, con la demagogia e l’antieuropeismo di Berlusconi e di Grillo”.

I rapporti con il governo. La priorità data alle riforme si incrocia inevitabilmente con l’altro tema che alimenta la discussione politica di questi giorni, ossia quello del rimpasto e dei rapporti con il governo Letta. Renzi taglia corto: “Chi propone un rimpastino sta drammaticamente perdendo di vista l’obiettivo essenziale” che non è quello di sostituire due ministri con dei renziani ma “creare un sistema di governo che duri per i prossimi vent’anni”. La sua intenzione non è dunque porre “un termine” alla vita del governo: “Sono l’unico nel Pd – sottolinea Renzi – che non ha mai messo un termine ultimo al governo. Ho sempre detto che va avanti finchè si fanno cose e si realizzano risultati”. E conclude: “Possiamo dire che se il governo fa bene si merita il nostro applauso e che se va male le nostre critiche? Far notare gli errori per rimediare non è cercare di fare le scarpe al premier. Chi fa notare gli errori è qualcuno che ti vuole bene”.

La replica di Letta. Alle parole di Renzi, il premier si dice d’accordo sulla necessità di un nuovo inizio dell’azione di governo. Ma difende l’operato del suo esecutivo: “Ovviamente ho un giudizio diverso sui nove mesi di lavoro – sostiene il premier – in uno dei tempi più complessi e travagliati della nostra storia recente”. Tuttavia il presidente del Consiglio si dice “fiducioso in un risultato positivo dell’iniziativa opportuna e coraggiosa che Renzi ha assunto sulla legge elettorale”.

La risposta di Renzi. Ma il segretario, alla fine della direzione, controreplica: “Letta ha fatto una dichiarazione in parte positiva e in parte negativa; prendiamo la parte positiva. Non mi interessa il giudizio sui 9 mesi, io ce l’ho chiaro. E’ quello che si sente non nei mercati internazionali, ma nei mercati rionali. Il governo è al minimo storico di gradimento. E questo è non mi dà piacere. Dobbiamo invertire la china, dare forza al governo”.

La legge elettorale. Il segretario Pd poi approfondisce il tema della legge elettorale, di cui ha intenzione di discutere personalmente anche con Pierluigi Bersani, ancora convalescente a Parma, e su cui la direzione voterà lunedì. “Il punto centrale della legge elettorale – spiega Renzi – è che sia chiara: chi vince governa e senza necessità di inventarsi giochi, dalle larghe alle striminzite intese”. E precisa: “Il sistema elettorale deve avere un paletto per me: il premio di maggioranza. Che tu lo dia al primo o al secondo turno è indifferente dal punto di vista politico. Io ho fatto tutta la campagna elettorale: trovo la sentenza della Corte costituzionale uno straordinario assist per noi”. Per Renzi il sistema proporzionale non garantisce la governabilità: “Un partito non può ripetere le indegne figuracce e trattative che ci sono state propinate con i governi di centrosinistra. La straordinaria macchina dell’Unione ha visto la presenza di una selva di partitini con potere di veto che ha impedito a Prodi di muoversi”.

“Si parla con tutti ma no ai ricatti”. Renzi risponde anche alla minoranza dem che lo ha criticato sulla possibilità di un faccia a faccia con Silvio Berlusconi (ieri l’attacco del bersaniano Alfredo D’Attorre, oggi quello del cuperliano Danilo Leva). “La polemica se devo incontrare Forza Italia o meno è surreale e stravagante. E’ ovvio che si parla con tutti ovunque”. Ma dice no ai ricatti e avverte il Cavaliere: “Penso sia da respingere il ricatto di chi dice: legge elettorale sì, ma solo se si va a votare a maggio”. E quindi a maggior ragione la legge elettorale deve essere abbinata anche alle riforme istituzionali: “Io propongo alle altre forze politiche un accordo alto e nobile – chiarisce l’ex rottamatore-  su legge elettorale, riforma del titolo quinto e riforme istituzionali. Se ci fossero queste tre cose l’anno che si apre può essere costituente”. E su questi temi, che definisce “i paletti delle primarie”, chiede alla direzione un mandato.

Ma i bersaniani restano fermi sulle loro posizioni. D’Attorre ricorda che quando Pier Luigi Bersani portava avanti il suo tentativo di formare un esecutivo, “Renzi gli diceva di piantarla e aprire un dialogo con Berlusconi. E aveva dato persino la disponibilità a guidarlo quel governo”.

Sul tema della riforma elettorale, Renzi infine mette in guardia i suoi: “Non ho preoccupazione sul fatto che la Camera vada al voto segreto. Il passaggio elettorale noi lo proponiamo con chiarezza in questa sede, lo faremo votare dalla direzione lunedì. Se i gruppi parlamentari decideranno di fare una battaglia a viso aperto ne parleremo. Se qualcuno si affiderà invece al meccanismo della fronda e del voto segreto, ne dovrà rispondere a tutto il Paese”. E, a fine direzione, ribadisce che “lunedì alle 16 ci riuniremo di nuovo sulla legge elettorale. In Parlamento sento un sussurrio, una sorta quasi di speranza di un grande ritorno dei neo-proporzionalisti. Se il derby delle prossime 72 ore è tra proporzionalisti e non proporzialisti, il Pd che io ho in testa non può che stare da quest’ultima parte”.

Il Piano per il lavoro. “Spostare una parte della tassazione dal lavoro alle rendite finanziarie, consentirebbe di dare un segnale interessante all’Irap”, sottolinea poi il segretario Pd, passando dalle riforme al tema del Jobs Act. Ma nel piano del lavoro di Renzi non ci sono solo deroghe alle regole attuali sui contratti: “Il punto centrale è che se rimettiamo il Paese a ridiscutere dell’articolo 18, facciamo la solita manfrina mediatica, non riusciamo a essere credibili. Il piano per il lavoro è una prospettiva per l’Italia e che ha come metodo quello di coinvolgere più persone possibili: deve essere approvato dalla direzione con una discussione che coinvolga le commissioni parlamentari ma che tenga conto dei contributi delle 2000 mail che abbiamo ricevuto sul tema”.

In proposito Pippo Civati interviene in direzione sul filo dell’ironia con la battuta: “Jobs act chi l’ha visto?”, e chiede un piano lavoro ‘nero su bianco’. “Matteo dacci un testo per favore. Io su alcune cose sono molto d’accordo. Su altre proprio no. Vorrei solo che avessimo un testo di riferimento quanto prima, per discuterne tutti quanti”, spiega l’ex candidato alla segreteria nazionale.

Cuperlo a Renzi: ripartire con un Letta bis. Il presidente del Pd Gianni Cuperlo si rivolge a Renzi dopo la sua relazione e affronta il tema del patto di governo proponendo l’ipotesi di un  governo Letta bis: “Non è dato in natura un governo che non trovi nel principale partito della maggioranza un sostegno autonomo – sostiene Cuperlo –  La mia impressione è che non possiamo proseguire come accaduto sin qui. Credo che sarebbe saggio valutare le ragioni non di un rimpasto, ma di una vera e propria ripartenza con un nuovo governo presieduto da Letta che, fuori dal galleggiamento, recuperi il prestigio dell’esecutivo”.

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